Percorsi Artistici - Presepiali

a cura di Arch. Graziella Carotenuto - 2 marzo 2015

L’interpretazione della natività quale fulcro della rappresentazione della società, in tutte le sue sfaccettature, è tipicamente napoletana e, a partire dal settecento, scene di vita quotidiana di ogni ceto sociale fanno da cornice all’evento religioso. Via San Gregorio Armeno, cardine del Centro Antico di Napoli, è conosciuta nel mondo per le botteghe artigiane che ancora oggi realizzano personaggi della tradizione e contemporanei.

Il Presepe è una delle tradizioni più antiche e rinomate di Napoli. Nasce come rappresentazione della Natività nel 1470, è formato da figure lignee di grandezza quasi naturale, privo di accessori che potessero distrarre dall'importanza dell'evento sacro.

Nel corso del Cinquecento compaiono i primi mutamenti: i pastori sono in terracotta dipinta e di dimensioni più piccole, i primi accenni di scenografia con qualche paesaggio; la grotta in primo piano, il bue e l'asinello che affiancano la Sacra Famiglia, i pastori in adorazione ed Angeli, quindi il sacro monte con altri pastori accompagnati da greggi ed Angeli in volo che annunciano la buona novella, ed in lontananza il corteo dei Re Magi. Per tutto il secolo convissero la tipologia lignea e quella in terracotta.

Nella la prima metà del 1600 incomincia a nascere la figura dell'artista che si dedica anche alla creazione di pastori: Michele Perrone, noto per le sue sculture lignee, e i suoi fratelli Aniello e Donato. Accanto al legno, nella seconda metà del secolo incominciarono a comparire altre innovazioni, pastori in cartapesta più piccoli rispetto ai precedenti, e manichini di legno con arti snodabili e vestiti di stoffa.

Nel ‘700 il Presepe Napoletano raggiunge il suo più alto splendore: le scene sono costruite con dovizia e ricchezza di particolari realizzati anche da importanti artisti, i pastori sono costruiti con manichini completamente snodabili, il volto realizzato in terracotta dipinta molto espressivo ed occhi vitrei, i vestiti riproducevano dettagliatamente la società nobiliare e i mestieri del popolo napoletano, vere e proprie opere d’arte. Il presepe di questo secolo è una nuova forma di spettacolo, spaccati di vita quotidiana che riflettono la cultura dell'epoca: i privilegi dei nobili e la bonarietà del popolo. Il tutto con una ricchezza inaudita di sete e stoffe, gioielli, ori ed argenti. I luoghi di queste rappresentazioni non furono solo le chiese ma anche stanze appositamente allestite nelle case nobiliari o di privati facoltosi che dovevano dimostrare il proprio status socio-economico. Iniziarono le prime collezioni importanti che si andavano via via arricchendo di scene e personaggi di notevole fattura: il presepe stava perdendo la sua misticità per trasformarsi sempre di più in una rappresentazione profana diretta ad affermare il prestigio della famiglia. Alla fine del secolo le collezioni private incominciarono a smembrarsi e, quando finirono anche gli ultimi presepari, il presepe napoletano iniziò lentamente il suo declino: i grandi presepi andavano scomparendo prediligendo quelli più piccoli ma realizzati sempre con pastori di fattura pregiata.

ITINERARI:

- Via San Gregorio Armeno (cardine del Centro Antico di Napoli)

A Napoli il culto dei pastori e del presepe si è tramandato e Via San Gregorio Armeno è la strada caratteristica dove è concentratala la tradizione dell’arte presepiale, di produzione e vendita sia di pastori che di scenografie, realizzate generalmente in sughero, o suoi componenti per l’allestimento, e accessori per la vestitura del pastore.

Botteghe artigiane, lungo la stretta via, si alternano con esposizione e produzione di scene presepiali e di pastori in terracotta, meta obbligatoria per gli stessi napoletani alla ricerca di un pezzo nuovo da aggiungere e collocare sul presepe. Le botteghe artigiane di antica tradizione familiare sono i Ferrigno, i Giannotti, i Maddaloni.

Via San Gregorio Armeno è situata nei pressi di Piazza San Gaetano, centro artistico culturale ove erano fiorenti nel passato anche le botteghe di artisti, pittori, scultori, argentieri, intagliatori, doratori che con la loro sapiente arte hanno reso famosi chiese e palazzi.

Tra i monumenti presenti va messo in rilievo il complesso monastico di San Gregorio Armeno (il primitivo impianto è del XV secolo). In via San Biagio dei Librai, in un palazzo che ha oggi anche accesso dalla stessa via San Gregorio Armeno, un libraio diede i natali a Gian Battista Vico; più avanti, a pochi passi da piazza San Domenico Maggiore, vi è una lapide che ricorda la dimora di Francesco de Sanctis e nelle vicinanze, a Palazzo Filomarino, l’abitazione di Benedetto Croce.
 

- Museo della Certosa di San Martino - (Vomero)

Presepe ligneo del ‘400 di Pietro Alemanno; presepe superstite della Chiesa di San Giovanni a Carbonara (manca il Bambino Gesù). Presepi del ‘700 napoletano: presepe rurale; raccolta di Eduardo Ricciardi; raccolta di Pasquale Perrone (scene di vita quotidiana); presepe dell’Oriente; raccolta di Michele Cuciniello (superlative scenografie con centinaia di pastori, strumenti musicali, angeli, animali.)

Video: “Il presepe napoletano del Museo della Certosa di San Martino” - https://youtu.be/NmLGkB3DCoo

Sito web >

- Chiesa di Santa Maria in Portico (Via Martucci, Chiaja)

Presepe napoletano seicentesco, opera dell'artista P. Ceraso, caposcuola dei cosiddetti "figurari", con figure a grandezza naturale, ricoperte di ricche stoffe e adornate alla maniera barocca spagnolesca.

Nuova la tecnica usata dall'artista nell'eseguire tali figure: infatti, i manichini lignei vennero svuotati per essere resi movibili, mentre per i volti fu usata una pasta particolare che consentiva di trasformare una maschera amorfa in una vera e propria scultura. Nuova anche l’ambientazione: una stalla-ricovero con una tettoia sporgente, coperta di frasche e con il panorama che si intravedeva in parte da una finestra e dove gli interpreti della scena apparivano immobili e gli spettatori mobili e con le sembianze di personaggi tipici del rione.

Del presepe, realizzato intorno al 1647 e formato da ben 15 figure, sono pervenuti solo quattro elementi: il bue, l'asino, il re Mago giovane ed il bambino detto della duchessa. Nel 1690 i padri di Santa Maria in Portico decisero di ampliare e rinnovare il presepe, affidandone il compito allo scultore veneto napoletanizzato Giacomo Colombo. Il Colombo, che aveva già realizzato varie figure terzine ed una serie di sculture per alcune chiese meridionali, creò nuovi personaggi, in linea con i cambiamenti del tempo: la coppia dei vecchi con il nipotino, la "foritana" ed il giovin signore. Secondo la tradizione i due vecchi rappresentano i ritratti dei custodi del giardino del convento con il loro nipotino, la bella "foritana" (donna venuta da fuori le mura) e simile nel volto all'effigie della Madonna della Pietà di Eboli dello stesso scultore, mentre molto originale risulta il ritratto del giovin signore, la cui testa rapata evidenzia l'abitudine dell'epoca alla parrucca. Tali figure nel loro insieme ben rappresentano un momento di vita cittadina, come faranno in seguito i pittori della seconda metà del Settecento.

Link: http://www.santamariainportico.it

- Complesso di Santa Chiara

- Chiesa di Santa Marta

- Chiesa del Gesù Vecchio

- Chiesa di San Lorenzo Maggiore

- Chiesa di S. Gaetano

- Chiesa di San Nicola alla Carità - (Via Toledo - Centro Storico)

Presepe poliscenico, maestoso e storico.

- Chiesa di Santa Maria del Parto (Mergellina)

- Palazzo Reale

Esposizione del presepe settecentesco del Banco di Napoli

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